Being An Erasmus Student : Feelings & The City

©Veronica Zanchi

Dreamers Security Warning.
Do not open this post if you want to continue to live in the magic of Paris. 
Avviso di protezione sognatori.
Non aprite questo post se volete continuare a vivere nella magia di Parigi. 

I state that I am unrecoverable, annoying and meticulous FAULTFINDING.

I cannot stand, it's stronger than me, I observe so much, perhaps even more than how much I talk -which it means a lot- and I analyze everything in detail.
In addition, I'm an incurable optimist too so my expectations are always high.
I chose to live in a city like Paris, European city well known and loved all over the world not for nothing, for two reasons surtout: because I wanted to experience the daily life in a metropolis and because I wanted to live in a city that was the top, la crème de la crème.
Knowing what it was like to be in such a place.
But nothing it is perfect as it seems.
Four years ago, as a tourist, I was delighted by Paris and I still think it's one of the most beautiful cities in the world. Despite all this, living here even for a few months gave me the opportunity to discover the other side of the coin.
The rusty one.
Part of me thinks that maybe it would have been better to continue maintaining a certain illusion about what is the fascinating Paris, but I'm actually extremely happy to have had the opportunity to live here and understand what it really is. If you can you have to live here because it is steeped of history and every step you take is a trip back in time, because it's like an airport we all go through but no one stops and because Paris is Paris, there isn't in the world another city that has the same melancholic atmosphere and the same disturbing mystery like the Ville Lumière.
Yeah, okay. So far I said almost all nice things.
It is not an easy city.
Here we are not talking about France in general speaking or the fact that living abroad should be simple. This city has a tendency to be niggardly with who lives here. 
Unless you're a millionaire or a VIP or already well adjusted. If you start from scratch, like me, you come here you're all glad and happy and after a couple of weeks of sequins you start to see just blows. Now after almost 3 months of residence I begin to see things clearly, neither too pink or too gray.
Overall, a nice dove-color.
The public university is sinking.
Once upon a time there was a college student who went to see the Erasmus scholarship one day and said: << Gosh, there is only one place to study at La Sorbonne. It will be a deep learning experience and it could hardly be replaced with something else. >>. Untrue, one of the most famous school in the world has the same level required in 10th grade and to make things nicer professors give the lowest grades in history of education with no reasons. In addition, my faculty decides to do a marks conversion out of place. Well, I'm ending my studies and I will not accept exams while I'm an Erasmus.
I'm obviously angry.
Everything costs.
And it costs too much. All it costs you twice, or three times. Hang out becomes a real expense. Wanna a drink? Ask for a loan or open your own bar. You want to go out for dinner with friends? The choices are either fast food or gyros or a sandwich on the street. The water? Do you want to drink water too?!
How do you survive?
By having the nerve.
Ask tap water, always ask the cost of things to avoid surprises, when you're in doubt always choose petit, check 849 event sites to find those ones free or almost free, stay 2-3 hours in line to be between the 30 lucky people who will have a place placement libre at the Opera for € 5 and so on.
I am not a pain in the neck, the Parisians agree with me.
Stink, puke everywhere, homeless people in every corner of the city, people who faint on the subway, people speaking to themselves on the subway, on the street, in bars, which sometimes are also addressed to you, and you're there you do not know what to do or what to say, people running and running there are also the mice. At first, you're appalled to see that there are entire families who live in the recesses of doors at Bastille, that the stop Cluny La Sorbonne is a dormitory after 11 p.m. or that people in hurry does not even realize to step on the feet of elderly lame. I swear, I'm trying to leave my seat or open the door to the elderly, do not look with indifference certain scenes but I'm starting to uniform to Parisians. I run when I should not, if there is puke I move apart and when I see a mouse I greet him squeaking. The Parisians apparently agree with me: the city is uncaring. However, it must be typical in France associated the complaint to the noise emitted by the classic Parisian type, so this can only means that I'm settling in well.

*****

Premetto che sono un'irrecuperabile, fastidiosissima e puntigliosa CRITICONA.
Non ce la faccio, è più forte di me: osservo tantissimo, forse anche più di quanto parlo -il che è tutto dire-, e analizzo tutto nei minimi dettagli. 
Inoltre, sono un'inguaribile ottimista quindi le mie aspettative sono sempre altissime.
Ho scelto di vivere in una città come Parigi, città europea amata e conosciuta in tutto il mondo mica per niente, anzi, per due ragioni surtout: perché volevo sperimentare la vita quotidiana in una metropoli e perché volevo vivere in una città che fosse il top, la crème de la crème internazionale, una città cartolina. 
Sapere cosa si provava a trovarsi in un posto così.
Ma nulla è perfetto come sembra. È una di quelle frasi fatte, è vero, che però si addice bene al contesto.
Quattro anni fa, come turista, ero rimasta estasiata da Parigi ed ancora oggi penso che sia una delle città più belle del mondo ma viverci anche solo per pochi mesi mi hanno dato modo di scoprire l'altro lato della medaglia.
Quello arrugginito.
Una parte di me pensa che forse sarebbe stato meglio continuare a mantenere una certa illusione su quello che è l'affascinante Parigi, ma dall'altra sono estremamente contenta di aver avuto la possibilità di vivere qui e capire cos'è realmente perché se puoi devi vivere qui, perché è impregnata di storia ed ogni passo è un viaggio nel tempo, perché è come un aeroporto tutti ci passano ma nessuno ci si ferma e perché Parigi è Parigi, non esiste al mondo -o quantomeno la cercherò- un'altra città che abbia la stessa atmosfera malinconica e lo stesso mistero conturbante che avvolge la Ville Lumière.
Sì, okay. Fin qui sono quasi tutte cose carine.
Non è una città facile.
Qui non si sta parlando della Francia in generale o del fatto che vivere all'estero debba essere una passeggiata, questa città ha la forte tendenza ad essere matrigna con chi ci vive. A meno che tu non sia o un milionario o un VIP o già ben inserito. Se tu parti da zero, come me, arrivi qui che sei tutto contento e felice e dopo un paio di settimane di lustrini inizi a vedere solo mazzate. Ora dopo quasi 3 mesi di soggiorno inizio a rivedere le cose con un po' più di lucidità: né troppo rosa né troppo grigie. 
Insomma, un bel TORTORA.
L'università pubblica è in decadenza.
C'era una volta un'universitaria che un giorno qualunque della settimana andò a vedere i bandi Erasmus e disse: <<Corbezzoli, c'è una sola borsa per andare a studiare a La Sorbonne. Sarà un'esperienza formativa profonda e che difficilmente potrebbe essere sostituibile con altro.>>. Ed invece no, una delle scuole più famose del mondo ha un livello di preparazione pari a quello che è richiesto si e no in seconda liceo e, per rendere il tutto ancora un po' più simpatico, danno i voti più bassi della storia dell'educazione in maniera del tutto ingiustificata. Per giunta, la mia facoltà decide di fare una tabella di conversione voti del tutto fuori luogo, per esempio tiene conto dei mezzi voti (tipo 14,5/20) -che qui non vengo assolutamente dati- e lo equipara ad un 27/30. Ho visto gente saltare fuori dalle finestre per la contentezza per un 12/20 e da testimoni si sente dire che con il 15/20 ti stendono il tappeto rosso per entrare ai dottorati. Bene, sono in specialistica e non accetterò mezzo esame in Erasmus.
Uno poi per forza che s'adira. Per essere eleganti.
Tutto costa.
E costa pure tanto. Tutto ti costa il doppio, o il triplo. Uscire diventa una spesa non indifferente. Vuoi bere? Apriti un mutuo o un bar direttamente. Vuoi andare a mangiare un boccone con gli amici? Le scelte sono o fast food o gyros o panino per strada. L'acqua? Vuoi per caso anche bere dell'acqua?! 
Come si fa a sopravvivere? 
Con la faccia tosta. 
Chiedi l'acqua dal rubinetto, chiedi sempre il costo delle cose per evitare sorprese, nel dubbio scegli sempre petit, controlla 849 siti di eventi per trovare quelli gratuiti o quasi gratuiti, fatti 2-3 ore di coda al gelo di dicembre per essere tra i 30 fortunati che avranno un posto, si fa per dire, placement libre all'Opèra a 5 € e così via.
Non sono io che sono una rumpabale, lo dicono pure i parigini.
Puzza, vomito ogni dove, barboni ad ogni angolo della città, gente che sviene in metro, persone che parlano da sole sulla metro, per strada, nei bar, che si rivolgono anche a te, e tu che sei lì che non sai cosa fare o cosa dire, gente che corre e a correre ci sono anche i topi, anche loro talmente menefreghisti da arrivarti fino ai piedi. All'inizio ci stai male a pensare che ci sono intere famiglie che abitano nella rientranze dei portoni a Bastille, al fatto che la fermata Cluny La Sorbonne sia un dormitorio dopo le h 23 o al fatto che la fretta non fa accorge alle persone nemmeno di calpestare i piedi di un anziano claudicante. Io, giuro, ci sto provando a far sedere o aprire la porta agli anziani, a non guardare con indifferenza certe scene ma sto iniziando ad uniformarmi. Corro quando non devo, se c'è del vomito lo scanso e quando vedo un topo lo saluto squittendo. I parigini a quanto pare concordano con me: la città l'è grama. Comunque, deve essere tipico da queste parti associare la lamentela al rumore classico emesso dal parigino tipo, quindi questo non può che voler dire che mi sto ambientando perfettamente.

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